mercoledì 27 aprile 2011

Newsletter n.12/2011

Da mesi ormai, nella stampa milanese, troviamo quotidianamente notizie che mettono in risalto lo sgombero di campi rom. Immancabilmente accanto ad ogni notizia di questo genere viene riportato il commento di Riccardo De Corato, vicesindaco di Milano, il quale orgogliosamente tiene il conto di tutti gli sgomberi effettuati dall'inizio del suo mandato.


In questi interventi il vicesindaco non manca mai di accostare le persone di etnia rom e sinta a problemi di ordine pubblico, accattonaggio e addirittura di intralcio del traffico urbano: questa settimana vedi Maxi sgombero nel weekend. Allontanati quasi 400 nomadi (Giorno Milano, 26/4). Con questa strategia politica, pubblicizzata su tutti i giornali, De Corato contribuisce a diffondere paure e pregiudizi contro rom e sinti nella cittadinanza milanese, oltre che a rendere concretamente un inferno la vita di intere comunità rom e sinte. E' interessante questa settimana mettere a confronto l'interpretazione che della politica degli sgomberi danno rispettivamente Libero Milano e Repubblica Milano: Mister sgomberi sfida la Lega (Libero Milano, 26/4) e Rom, la caccia infinita. De Corato festeggia i cinquecento sgomberi (Repubblica Milano, 27/4). L'articolo di Libero esalta l'approccio del vicesindaco (definito significativamente “il mastino”), elencando le statistiche (di cui ignoriamo le fonti) sulla sicurezza. L'articolo di Repubblica invece instilla il dubbio legittimo che la politica degli sgomberi serva solo a destabilizzare in modo brutale le comunità rom, le quali non spariscono per magia dopo lo sgombero, ma semplicemente si spostano altrove fino a quando un altro sgombero non le farà spostare ancora e ancora (una “caccia infinita”, appunto).


“Cinquecento sgomberi e se ne vantano? C’é poco da vantarsi dei blitz [...]”, così “le mamme di Via Rubattino”, gruppo di mamme i cui figli sono stati a lungo compagni di scuola dei bimbi del campo rom di Via Rubattino, fino a quando non é stato sgomberato. Esse spiegano: “Siamo partiti da questo concetto elementare. I blitz impediscono ai piccoli di stare in classe e non risolvono il problema dei campi abusivi, che naturalmente non piacciono neanche a noi abitanti del quartiere. Lo sgombero è solo uno spreco di soldi e non fa altro che spostare il problema in una zona poco distante: L'aiuto é meglio della forza. Il Comune faccia come noi” (Repubblica Milano, 27/4). Per saperne di più sulle iniziative intraprese da questo gruppo di donne coraggiose e capire in profondità le conseguenze di uno sgombero, vi invitiamo a vedere il breve documentario Seminateci Bene


D’altra parte la strategia degli sgomberi viene adottata dal Comune di Milano anche nei confronti delle persone senza fissa dimora attraverso un servizio di “dissuasione al vagabondaggio”: Pattuglie in missione per le urne. “Via i clochard dalle strade” (Repubblica Milano, 24/4). “Il problema é che non si capisce in base a quale legge, regolamento o ordinanza dobbiamo intervenire – si chiede nell'articolo uno degli operatori preposto al “servizio” – visto che dormire in strada non viola alcuna regola”.


All’approccio basato sugli sgomberi e gli allontanamenti, promosso non solo dal Comune di Milano, i rom e i sinti di Brescia, antepongono il diritto al riconoscimento dei loro diritti come minoranza e a poter aprire un dialogo vero con le istituzioni in particolare per quel che riguarda le politiche abitative. E’ il messaggio lanciato alla manifestazione che si é tenuta Sabato 23 aprile a Brescia: I sinti manifestano “per la difesa della dignità” (Brescia Oggi, 21/4), Rom e sinti in centro storico contro le discriminazioni (Brescia Oggi, 24/4) e Sinti e Rom pacificamente in piazza per chiedere tutela e spazi attrezzati (Giornale di Brescia, 24/4). Alle richieste di dialogo, di rispetto dei diritti e al riconoscimento come minoranza il vicesindaco di Brescia risponde: “Non esiste il diritto a fare quello che si vuole come pretenderebbero alcuni rom e sinti. Non esiste il diritto a non pagare utenze e tasse e a non mandare i propri figli a scuola [...]”. I sinti bresciani hanno mai rivendicato il diritto a non pagare le tasse e a non mandare i figli a scuola? Dalle informazioni in nostro possesso non ci risulta.


Continuano purtroppo gli episodi di razzismo nel mondo dello sport. A Missaglia, in provincia di Lecco, un arbitro di origini kossovare viene insultato e preso di mira dal lancio di sassi e bottiglie dai giocatori e dai dirigenti della squadra dell'oratorio di Maresso: Sassi e insulti razziali contro l'arbitro (Provincia di Lecco, 22/4). Il dato più amareggiante, oltre all'episodio di violenza razzista in sé, é che i dirigenti della squadra, direttamente coinvolti, trovano, ancora una volta (confronta caso Wabara, Newsletter n. 11), il modo di respingere le accuse di razzismo, minimizzando l'accaduto e trincerandosi dietro propositi di iniziative antirazziste: “Nessuno ha offeso l'etnia dell'arbitro e mi impegnerò a organizzare un'iniziativa per la lotta al razzismo”. Come possono essere sconfitti il razzismo e la xenofobia nel mondo dello sport, se non vengono nemmeno riconosciuti e messi al bando come tale dai dirigenti delle squadre e dalle tifoserie tutte?


Il razzismo non risparmia certo le istituzioni politiche. Ne sono un esempio le affermazioni del consigliere indipendente di Morbegno (Sondrio), il quale discutendo di dove ospitare i profughi in fuga dal Nord Africa, così si sarebbe espresso: “[...] collocarli sul Tartano a fargli scegliere i sassi per la nuova superstrada e non sulle altalene o a giocare a volley beach”, “Rovedatti razzista” il sindaco lo segnala alla prefettura (Provincia settimanale di Sondrio, 23/4). L'esternazione carica di disprezzo del consigliere riflette d'altra parte quel processo di ‘disumanizzazione dell'Altro’ in atto nel nostro paese, che bene riassume Guglielmo Giumelli in questo articolo: Stranieri, quasi sempre per noi solo “corpi” e mai “persone” (Provincia di Sondrio, 23/4).


Arcigay Pavia denuncia il caso di due ragazzi omosessuali che si sono rivolti a loro dopo essere stati vittima ripetuta di bullismo omofobico: Omofobia al liceo, Arcigay denuncia. Telefonate anonime, scritte sui banchi e insulti contro i due ragazzi del Foscolo (Provincia Pavese, 26/4). I due ragazzi hanno scelto di rivelare di essere vittima di bullismo ad Arcigay perché non si sono ancora dichiarati in famiglia. Sono proprio i ragazzi e le ragazze non dichiaratamente gay le principali vittime del bullismo omofobico nelle scuole. La pensano così la sottoscritta e una ragazza del liceo Foscolo, dichiaratamente lesbica, che vuole organizzare con Arcigay degli incontri nella scuola per affrontare apertamente il problema: Bullismo anti-gay al liceo Foscolo (Giorno Lodi e Pavia, 27/4).


Due studiosi bresciani lanciano un appello affinché il cimitero ebraico di Viadana non venga abbandonato: “[...] Lanciamo un appello a chiunque vincerà le elezioni. Per il rispetto dei valori storici della cultura, salvate quel cimitero”: “Salvate il cimitero ebraico di Viadana” (Gazzetta di Mantova, 22/4).


In occasione delle celebrazioni per il 25 aprile, a Milano, durante il corteo, fischi e insulti sono stati rivolti alla Brigata Ebraica: Insulti e fischi alla Brigata ebraica (Giornale Milano, 26/4). “Solo chi non conosce quanto accadde quegli anni, e in quei mesi in particolare, può fischiare la Brigata Ebraica, che diede un importante contributo come realtà strutturata alla lotta per la libertà e la democrazia anche in Italia”: “Educhiamo i giovani, non hanno capito ciò che é successo” (CronacaQui, 26/4). E anche i giovani che, la mattina del 25 aprile a Crescenzago (Milano), hanno disegnato una croce celtica e le iniziali FN (Forza Nuova), chiunque essi siano, probabilmente non hanno capito cosa é successo nella storia del nostro paese: Simbolo di Forza Nuova sulla lapide che ricorda la Resistenza (Corriere Milano, 26/4).



Elena Cesari


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