giovedì 21 aprile 2011

Newsletter n.11/2011

La notizia più sconcertante di questa settimana è quella delle dichiarazioni negazioniste e antisemite di una professoressa del liceo linguistico Manzoni di Milano: La prof. negazionista che sul blog contesta il “mito dell’Olocausto” (Repubblica Milano, 14/4). Nel suo blog, leggiamo, la professoressa definisce la Giornata della Memoria “[...] una forzatura per inoculare nei giovani l’idea che gli ebrei hanno sofferto” e “l’Olocausto” “un mito”. In seguito ad un’interpellanza parlamentare, il Ministro dell’Istruzione Gelmini invierà un’ispezione per fare chiarezza: Prof negazionista, ispettori dal ministero (Repubblica Milano, 14/4). Il presidente della comunità ebraica di Milano Roberto Jarach e il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna hanno dichiarato: “Quelle falsità storiche sul web offendono la memoria di milioni di vittime innocenti della barbarie e della ferocia nazista e fascista” (Prof antisemita, arrivano gli ispettori, Repubblica Milano, 14/4). E Jarach suggerisce di organizzare un incontro a scuola con un sopravissuto allo sterminio nazi-fascista: Stupore e sconcerto al liceo linguistico. Un deportato a scuola per parlare di Shoah (Repubblica Milano, 15/4). Pubblichiamo qui di seguito il comunicato congiunto dell’UCEI e della Comunità ebraica di Milano.


Continuiamo a denunciare lo stile giornalistico del quotidiano milanese CronacaQui. In particolare questa settimana il quotidiano pubblica le foto degli interni di una delle case dove a breve si trasferirà una delle famiglie rom prima residente a Triboniano. Cronaca Qui ci tiene a precisare inoltre l’indirizzo (completo di interno) e a dare una descrizione completa dell’alloggio: Bye Bye Triboniano. Ma quali catapecchie? Ecco i 100 metri quadri che il Comune dà ai Rom. Sono in perfetto ordine, mancano solo i mobili. Già iniziato il trasloco, 20 euro al mese d’affitto (CronacaQui, 15/4). Oltre a violare la privacy, ravvisiamo nell’articolo anche i presupposti per l’istigazione nei confronti della famiglia rom. Ci chiediamo infine perché CronacaQui trovi strano e/o degno di nota il fatto che le case destinate ai rom rispondano agli standard abitativi di igiene e salubrità di qualsiasi altra casa.


Forse per lo stesso motivo per cui trova spazio nel giornale la ‘notizia’ di due donne rom che, noncuranti della multa ricevuta continuano a questuare davanti ad un ospedale di Milano: Rom “recidive” davanti all’ospedale “Le multe? Come carta straccia” (CronacaQui, 19/4). In questo caso le questuanti sarebbero “un fastidio per la gente”, altrove vengono sfrattati come fossero rifiuti da ripulire per far posto a progetti universitari: Sfrattati i rom. Nuovi posti-letto per gli studenti (Libero Milano, 20/4); a Milano insediamenti rom vengono sgomberati perché “oltre a intralciare il traffico comportano spesso degrado e abbandono di rifiuti per strada”: Rom, altri due sgomberi (Avvenire Milano, 14/4). Se nel senso comune rom e sinti vengono assimilati a rifiuti di cui liberarsi alla svelta, intralci, fastidi, dovrà stupire molto la notizia che i sinti di Gallarate, insieme ai Ranger d’Italia si sono mobilitati per ripulire il verde pubblico: Ranger e Sinti alleati per battere gli sporcaccioni (Provincia Varese, 17/4).


A Milano i posti in azienda riservati alle persone con disabilità sono 18.750, ma solo 6.103 sono occupati. Ben 400 aziende a Milano preferiscono pagare la multa di 51 euro al giorno prevista dalla legge che assumere una persona disabile: “Assumere disabili? Meglio pagare la multa. Quattrocento aziende pagano 40 milioni l’anno per non applicare la legge (Repubblica Milano, 19/4). Secondo la legge 68/99 le aziende dai 16 dipendenti in su dovrebbero assumere almeno una persona disabile fino a 35 dipendenti, sei in aziende con oltre 50 dipendenti. Denunciamo questo fatto vergognoso, come è vergognoso il fatto che la presidente di Piccola Industria e Confidustria Lombardia giustifichi le imprese così: “E’ giusto che le persone disabili trovino una loro collocazione, ma ci sono problemi spesso insormontabili. Al primo posto quelli della sicurezza: capita che dimentichino di usare le protezioni”. A Milano le cose non vanno meglio per quanto riguarda i parcheggi riservati alle persone con disabilità: Disabili, 21mila permessi ma solo 4mila posti auto e Badge disabili col telecomando contro gli abusi nei parcheggi (Repubblica Milano, 14/4). Il Comune cerca una soluzione al problema costituito da chi approfitta indebitamente dei parcheggi riservati, attraverso un badge personale di cui sarà dotato ogni disabile e col quale potrà attivare un telecomando in grado di riconoscerlo.


Sarà servita la ferma reazione di condanna della Federazione Italiana Pallacanestro all’episodio di insulti razzisti alla giocatrice di origine nigeriana Abiola Wabara (newsletter n. 10)? Ne parla Giuseppe Raspanti in un intervento che pubblichiamo in questo numero. Noi ce lo chiediamo perché all’episodio di razzismo ha fatto seguito un comunicato nel quale le tifoserie accusate di insulti razzisti hanno dichiarato di essere vittime di una campagna mediatica basata su notizie infondate: Cori razzisti, Eagles all’attacco (Giorno Como, 14/4) e “Cori razzisti? Wabara ha mentito” (Giorno Milano, 14/4). Le tifoserie, pur affermando di non essere stati presenti alla partita, al contempo hanno sostenuto di “aver assunto scrupolose informazioni” sulla vicenda e dunque di essere giunti alla conclusione che “Abiola Wabara ha mentito”. La strategia mediatica adottata è quella tipica del linguaggio razzista che trasforma la vittima in colpevole. Rissa con insulti a sfondo razziale domenica a Formigosa durante una partita di calcio: Rissa in campo, volano insulti razzisti. Partita sospesa a Formigosa, il guardalinee finisce al pronto soccorso. La miccia scoppia dopo un fallo. Coinvolto un giocatore di colore. (Gazzetta di Mantova, 17/4).


Questa settimana molte sono le notizie, riportate dalla stampa, dell’arrivo dei primi profughi di Lampedusa nelle città lombarde. Solo a titolo d’esempio: Arrivati i primi 200 tunisini, ma Milano si salva (Libero Milano, 17/4), Tunisini da Lampedusa a Brescia con il permesso temporaneo (Giornale di Brescia 16/4). Nella nostra provincia segnaliamo la ‘tortuosa’ vicenda dei trenta profughi giunti a Bozzolo, nella sede della cooperativa sociale San Lorenzo, per poche ore e dopo poche ore fuggiti: A Bozzolo 30 profughi tunisini. Saranno ospiti di una cooperativa. Oggi il bus da Lampedusa (Gazzetta di Mantova, 16/4); Tensione a Bozzolo, profughi in fuga. Scontro fra istituzioni. Il Comune all’oscuro dell’iniziativa della Regione e I tunisini arrivano. E se ne vanno subito. Giornata surreale a Bozzolo: gli alloggi non sono idonei, e intanto i profughi fuggono (Gazzetta di Mantova, 17/4). La vicenda ci sembra emblematica di una certa politica italiana, che tratta queste persone come scorie radioattive di cui si contrattano i tempi e i luoghi di permanenza, quando ormai è chiaro che non si riesce più a scongiurarne l’arrivo sul proprio territorio. Presi e trasferiti da un paese all’altro della penisola, in un clima di ostilità e sospetto da parte di alcune istituzioni e partiti politici, rivendicano la loro libertà di movimento, ad autodeterminare il luogo dove immigrare: Una quindicina allo sbando in stazione. Non capisco perché ci hanno portati qui. Vogliamo andare dove abbiamo parenti (Gazzetta di Mantova, 17/4). E’ della sopravvivenza, sanitaria ma non solo, degli immigrati irregolari di Milano, che si occupa l’inchiesta del Naga “La doppia identità”: Medici del Naga: cure rifiutate per un clandestino su due. Ignorata la legge che impone di assistere gli irregolari. (Corriere Milano, 14/4) e Milano non rispetta la legge per le cure mediche ai clandestini. Il Naga: “spesso gli ospedali non riconoscono il codice Stp che permette il rimborso attraverso i consolati” (Repubblica Milano, 14/4). Nella scorsa newsletter abbiamo pubblicato l’intervista ad Asinitas (confronta newsletter n.10, Una storia di storie), onlus romana da cui è nata ASNADA, a cui Repubblica questa settimana dedica un articolo: La scuola che insegna a profughi e clandestini come pensare al futuro (Repubblica Milano, 20/4). Grande clamore ha suscitato nella stampa la notizia di una ragazza di origine pakistana ritirata da una scuola di Brescia dalla famiglia perché “troppo bella” e dunque potenziale oggetto delle attenzioni dei ragazzi: La scuola attende la pakistana ritirata perché “troppo bella” (Brescia Oggi, 16/4). Dopo la mediazione di CGIL e del console del Pakistan, la ragazza è infine ritornata a scuola: Ritorno a scuola per la pakistana “troppo bella”. Nella notte, in Questura, l’incontro risolutore con il console, CGIL e fratelli (Giornale di Brescia, 17/4). Ovviamente tanta risonanza mediatica se da un lato ha avuto l’indubbio merito di far emergere la vicenda e l’invisibilità di molte donne immigrate chiuse dentro casa, dall’altro si presta anche alle strumentalizzazioni di chi professa l’inferiorità e l’arretratezza della religione islamica: Ci sono tante altre donne recluse. Quando la multietnicità è un inferno (Giorno Brescia, 19/4).


Chiudiamo la rassegna stampa con la notizia di tre ragazzi gay, cassieri di un supermercato, licenziati perché “troppo effeminati”: “Sei gay, non puoi lavorare alla cassa”. Aperto lo sportello contro le discriminazioni (Corriere Milano, 14/4). A quanto pare l’essere “troppo effeminati”, così come l’essere “troppo bella”, insomma l’essere troppo fuori dagli standard della cosiddetta ‘normalità’, che ogni comunità stabilisce come canone prevalente, disturba il senso comune, viene inquadrato come una provocazione, un difetto o peggio una colpa. Come si giustifica altrimenti la necessità di Luca Trentini (Arcigay) di spiegare che “Il cliché ci vede impiegati come parrucchieri, stewart, commessi, nella realtà siamo anche in fabbrica, in ufficio, in tutti i settori […]”.


Nel 2011 c’è ancora bisogno di dirlo?




Elena Cesari



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