martedì 23 febbraio 2010

Newsletter n.4/2010

Il clima è quello di una delle più crudeli campagne elettorali ed è ingiustificabile. Le discriminazioni e gli atti di razzismo, che segnaliamo da tempo, verso alcuni gruppi di persone si sono intensificati; in buona parte il merito è delle prossime elezioni, che sembra riescano a tirar fuori non il meglio, ma il peggio dei movimenti politici. La strategia è duplice: da un lato nascondere le vere emergenze con dei pretesti, dall’altro supplire alla mancanza di capacità di analisi e di governo creando perfetti capri espiatori. Il risultato è l’inasprimento del razzismo, dell’intolleranza, del rifiuto e il rafforzamento di gruppi (politici, amministrativi, sociali...) xenofobi che si sentono in tal modo autorizzati a diffondere, propagandare, praticare e istigare le peggiori teorie razziste...

Angelica Bertellini

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martedì 16 febbraio 2010

Newsletter n.3/2010 - Le centomila parole delle maestre di via Pini

Le maestre della scuola elementare di via Pini a Milano scrivono ai loro alunni
rom. Oggi questi bambini vivono in una baraccopoli sorta a Segrate, ma Il 19
novembre 2009 erano stati mandati via dall'ex edificio Enel di via Rubattino,
nel quartiere della scuola di via Pini. Segrate è l'ultima tappa dei continui
sgomberi che hanno subìto da allora. Anche domani, probabilmente, vedranno la
loro baracca rasa al suolo dalle ruspe. Nonostante tutto, i bambini hanno
continuato ad andare a scuola. Spesso sono le maestre ad andarli a prendere
nelle loro baracche, costruite di volta in volta in zone diverse di Milano.
Questa la lettera che le maestre di via Pini hanno inviato a Redattore
Sociale.


Ciao Marius, ciao Cristina, Ana, ciao a voi tutti bambini del campo di Segrate. Voi non leggerete il nostro saluto sul giornale, perché i vostri genitori non sanno leggere e il giornale non lo comperano. È proprio per questo che vi hanno iscritti a scuola e che hanno continuato a mandarvi nonostante la loro vita sia difficilissima, perché sognano di vedervi integrati in questa società, perché sognano un futuro in cui voi siate rispettati e possiate veder riconosciute le vostre capacità e la vostra dignità. Vi fanno studiare perché sognano che almeno voi possiate avere un lavoro, una casa e la fiducia degli altri.

Sappiamo quanto siano stati difficili per voi questi mesi: il freddo, tantissimo, gli sgomberi continui che vi hanno costretti ogni volta a perdere tutto e a dormire all’aperto in attesa che i vostri papà ricostruissero una baracchina, sapendo che le ruspe di lì a poco l’avrebbero di nuovo distrutta insieme a tutto ciò che avete. Le vostre cartelle le abbiamo volute tenere a scuola perché sappiate che vi aspettiamo sempre, e anche perché non volevamo che le ruspe che tra pochi giorni raderanno al suolo le vostre casette facessero scempio del vostro lavoro, pieno di entusiasmo e di fatica. Saremo a scuola ad aspettarvi, verremo a prendervi se non potrete venire, non vi lasceremo soli, né voi né i vostri genitori che abbiamo imparato a stimare e ad apprezzare.

Grazie per essere nostri scolari, per averci insegnato quanta tenacia possa esserci nel voler studiare, grazie ai vostri genitori che vi hanno sempre messi al primo posto e che si sono fidati di noi. I vostri compagni ci chiederanno di voi, molti sapranno già perché ad accompagnarvi non sarà stata la vostra mamma ma la maestra. Che spiegazioni potremo dare loro? E quali potremo dare a voi, che condividete con le vostre classi le regole, l’affetto, la giustizia, la solidarietà: come vi spiegheremo gli sgomberi? Non sappiamo cosa vi spiegheremo, ma di sicuro continueremo ad insegnarvi tante, tante cose, più cose che possiamo, perché domani voi siate in grado di difendervi dall’ingiustizia, perché i vostri figli siano trattati come bambini, non come bambini rom, colpevoli prima ancora di essere nati.

Vi insegneremo mille parole, centomila parole perché nessuno possa più cercare di annientare chi come voi non ha voce. Ora la vostra voce siamo noi, insieme a tantissimi altri maestri, professori, genitori dei vostri compagni, insieme ai volontari che sono con voi da anni e a tanti amici e abitanti della nostra zona. A presto bambini, a scuola.

Le vostre maestre: Irene Gasparini, Flaviana Robbiati, Stefania Faggi, Ornella Salina, Maria Sciorio, Monica Faccioli

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martedì 9 febbraio 2010

Newsletter n.2/2010 - Gli zingari non esistono

Grazie al ‘caso di Guidizzolo’, si è tornato a parlare della questione rom, che detta come va detta non è altro che il “problema degli zingari”. E’ noto che questa popolazione di origine indiana è girovaga, incapace di adattarsi alla nostra società, e che utilizza forme di sfruttamento e di raggiro per poter vivere sulle spalle di noi italiani. Non solo, essi sono un pericolo pubblico perché rubano i bambini!
Ho cercato di condensare in tre righe tutti i luoghi comuni su questi nostri fratelli in Cristo; mi pare di averne delineato un quadro chiaro e ampiamente diffuso, ma ora vorrei, con il vostro permesso, smontarlo un pezzo alla volta.
1 - Gli zingari non esistono. Esistono due ceppi distinti, comunemente denominati zingari, che si autodefiniscono rom e sinti. Essi hanno dei tratti in comune (la lingua) ma molte differenze (usi e costumi). Ad ogni modo il termine zingaro è sbagliato, perché è come se il nome utilizzato per indicare i tedeschi fosse crucchi, o come se gli italiani fossero comunemente chiamati “mangiaspaghetti”, per non parlare del “terroni” e dei “magnia gat”. E’ un modo sbagliato ed offensivo per identificare delle popolazioni.
2 - I rom / sinti non sono nomadi. Certamente i rom e i sinti hanno vissuto a lungo come girovaghi per lavoro: arrotini, lavoratori del rame, giostrai, artisti del circo. Ma oramai la grande maggioranza non fa più questo genere di professione (se escludiamo Moira Orfei e pochi altri). Come tutti noi, abitano sedentariamente in città (a volte in maniera degna, a volte ai margini dell’esclusione sociale).
3 - Non sono degli irriducibili. Certamente l’assimilazione a loro non piace, così come non piacerebbe a nessuno di noi. Non è certamente divertente abitare all’estero e dover imparare una nuova lingua, una cultura e delle abitudini estranee alle nostre tradizioni; molti modi di fare potrebbero non piacerci e potremmo non volerli accettare. Insomma i nostri fratelli sinti (e rom) non sono altro che portatori di culture diverse, che cercano di mantenere vive e di tramandare ai loro figli.
4 – Non sono degli sfaccendati né tantomeno dei criminali. Come in ogni gruppo, ci sono gli onesti e i disonesti e dunque non possiamo fare di tutta un’erba un fascio. Se andate a visitare il campo sosta di Mantova, alcuni amici dell’associazione Sucar Drom potranno farvi fare il giro delle roulotte e spiegarvi perché gli uomini non sono a casa: semplicemente perché sono al lavoro, così come alcune delle donne non ancora madri.
5 – Non rubano i bambini, anzi è ben vero il contrario. Per secoli la nostra società ha rubato i loro bambini (come anche quegli degli ebrei) per insegnare loro ‘la civiltà’. A tutt’oggi non esiste una sola condanna definitiva contro persona sinta o rom per rapimento di minore. (Qualcuno dovrebbe spiegarci cosa se ne farebbero dei nostri bambini, visto che il loro tasso di fecondità è cinque volte più del nostro).
6 – Sono cittadini italiani. Direte: cosa? Non sto scherzando! Se uno abita da trecento anni in Italia potrà pure essere riconosciuto come Italiano anche se non parla la nostra lingua. Così è per i fratelli sinti, come per gli altoatesini, i friulani, o i nostri nonni che parlavano solo dialetto. Sono Italiani e si sentono Italiani, tifano per la nazionale e guardano la nostra mamma Rai.
7 – Sono cristiani. Nella stragrande maggioranza dei casi i sinti e i rom sono cristiani, per lo più cattolici, e talora evangelici. Non ho patenti per stabilire la fede di una persona, accetto quindi per valida la loro autocertificazione, come accetto quella del Ministro che difende il crocifisso in Comune e attacca il Cardinale di Milano in televisione.
8 – Non amano vivere nei campi nomadi. Essi per tradizione vivevano in case viaggianti (carri e poi roulotte), quindi una volta che hanno scelto di fermarsi, la cosa più semplice è stata quella di fermare la roulotte. Dopo di che si è aperto il problema di trovare loro una casa. Impresa non facile, come sanno tutti quelli che sono in lista per le case popolari o come ci dice la recente vicenda di Guidizzolo.
9 – Sono persone, persone con cui si può parlare, giocare a calcio, bere insieme un caffè o iniziare una storia d’amore. Ma sono pochi quei racli / gagi (non sinti) che osano avventurarsi tra le loro roulotte.
La buona azione settimanale? Ricordarsi dei nove punti appena letti ogni volta che ne incontriamo uno.
Matteo Bassoli (da U Velto)
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mercoledì 3 febbraio 2010

Newsletter n.1/2010

Dopo la pubblicazione del Rapporto 2009, Articolo 3 riprende la propria guida alla rassegna stampa. Sono un migliaio gli articoli raccolti dall’agenzia e depositati nel nostro archivio nel mese di gennaio 2010, davvero tanti. Impossibile rendere conto di questa mole senza diventare prolissi, quindi vi proponiamo alcune macro aree di lettura. In realtà gli articoli superano i mille e trecento, ma la nostra rassegna include anche tutte le iniziative che si sono tenute attorno alla Giornata della memoria.

Se volete potete partire da questa e leggere della nostra presentazione tenuta il 29 gennaio: «Razzismo da combattere» (Gazzetta di Mantova, 30/1), A Mantova c’è razzismo? (Voce di Mantova, 27/1), Rifiorisce la pianta razzista (Gazzetta di Mantova, 27/1), “Articolo3”, discriminazioni: chi sa deve reagire (Voce, 30/1).
Il pezzo Se la shoah è disabile (Voce di Mantova, 23/1), peraltro ricco e molto ben articolato, riferito all’incontro con Fabio Levi, non dice che si tratta di un seminario organizzato da Articolo 3: ve lo diciamo noi e con piacere e, a proposito di disabilità, segnaliamo due pezzi.
Il primo è una bella notizia...

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