martedì 27 aprile 2010

Newsletter n.13/2010

Per la nostra rubrica A regola d’Art3 vi segnaliamo:
Boom di imprese cinesi, gli occhi a mandorla invadono Mantova (Voce di Mantova, 23/4): il contenuto è breve e riporta i dati relativi all’imprenditoria cinese nel Mantovano, il titolo è evidentemente di altro stile, quello contrario all’etica professionale e pure di basso livello.
Epatite B, gli stranieri sono i più a rischio (la Provincia, 23/4). L’infettivologo Mario Mondelli, dell’Università di Pavia, illustra al giornale i punti principali di una situazione complessa e delicata, come è quella delle malattie che nel nostro Paese pensavamo dimenticate e che invece si ripresentano con i flussi migratori. Inspiegabili le parole riportate in grassetto e sotto il titolo dal giornale: «Gli studenti di medicina dovrebbero studiare una nuova materia, Patologia dei migranti. Non solo per prevenire il diffondersi di nuove malattie ma anche per curarli meglio». Ma cos’è? Un’infelice battuta? La materia c’è già, si chiama Malattie infettive, con tutte le sue sottospecie, e se il professore intendeva sviluppare la necessità di dare informazioni di carattere geopolitico e sociologico ai futuri medici avrebbe dovuto spiegarsi meglio. Solo in fondo all’articolo si legge che non è il caso di allarmarsi, ogni caso va studiato a parte e non c’è nulla di nuovo, se non il bisogno di potenziare la prevenzione con le solite regole igieniche. Peccato che il lettore medio si fermi ai titoli: non ci stupiremo se sentiremo gridare “all’untore”.

Angelica Bertellini

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martedì 20 aprile 2010

Newsletter n.12/2010 - Colpire i bambini, "educare" i genitori

Un anno fa, proprio alla fine di aprile, a Pessano con Bornago, in provincia di Milano, 34 bambini erano stati esclusi dalla mensa scolastica. L’evento non aveva avuto l’eco mediatica dei casi di Montecchio Maggiore e di Adro, ma i commenti erano stati severi e tutto sommato concordi nel respingere la decisione del sindaco, Giuseppe Caridi, di far ricadere sui bambini le conseguenze di impossibilità economiche o di errori delle famiglie. Anche la senatrice leghista Irene Aderenti l’aveva definita “una scelta moralmente non accettabile”. Ancor più risoluto il parere del provveditore agli studi di Milano: la situazione è “discriminatoria nei confronti dei bambini”, “la morosità non è un problema della scuola, riguarda genitori e amministrazione”, “prima di tutto bisogna rispettare l’offerta formativa che, per il tempo pieno, comprende la mensa”. Le insegnanti della scuola ci avevano messo del loro per evitare che i bambini colpiti dal provvedimento dovessero risentirne; l’allora presidente della Provincia, Penati, aveva definito la scelta del sindaco “drastica e paradossale” e si era impegnato a trovare soluzioni condivise per tutelare i diritti dei bambini. Insomma, un anno fa c’era stato un sussulto trasversale di dignità e di rispetto per l’infanzia.Il cosiddetto “pacchetto sicurezza”, approvato nel luglio 2009, ha certamente imbarbarito gli animi, indebolito i moti di resistenza di chi lavora nei servizi pubblici a contatto con le fasce più deboli della popolazione. Questo è il vero, grande pericolo: quando le istituzioni perdono il senso dei diritti umani fondamentali, quando le convenzioni internazionali (quella sulla difesa dei diritti dei bambini, ad esempio) diventano un optional per coloro che dovrebbero imporne il rispetto, rapidamente il virus dilaga e i peggiori sentimenti, le fobie, l’egoismo si insinuano in ampie fasce della popolazione...

Maria Bacchi

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martedì 13 aprile 2010

Newsletter n.11/2010 - A volte ritornano

Il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato Vaticano, ha affermato che molti psicologi e psichiatri hanno dimostrato che non c'è nessun collegamento fra celibato e pedofilia e che c'è invece una relazione fra omosessualità e pedofilia: questa patologia, secondo il cardinale, è tale da toccare tutte le categorie di persone, ma i preti in percentuale minore rispetto agli altri.
E’ diritto della Santa Sede difendersi dai molti, a volte indiscriminati, attacchi sul tema degli abusi sessuali commessi da preti pedofili; è gravissimo però che lo faccia rinfocolando stereotipi, false informazioni, aggressività verso soggetti e comunità già colpite da pregiudizi, discriminazioni, vere e proprie violenze e, in passato, oggetto di persecuzioni mai abbastanza studiate ed elaborate.
Alcuni alti prelati attaccano in modo diretto gli omosessuali. Contemporaneamente, con affermazioni e ritrattazioni davvero inquietanti, si torna a tacciare gli ebrei di essere artefici di complotti verso la chiesa cattolica.
Il sito Pontifex.roma.it, diretto dal vaticanista Bruno Volpe, aggiorna in tempo reale su quanto di peggio esce da una parte del mondo cattolico (che, per fortuna, ha ben altre risorse morali e civili e tra queste anche noti psichiatri che hanno smentito simili teorie): di ieri, 13 aprile, le dichiarazioni dello psichiatra televisivo Alessandro Meluzzi che Gad Lerner, nel corso di una trasmissione sui casi di pedofilia nella Chiesa e sulla loro eco mediatica, ha avuto l’ardire di citare a proposito di un libro scritto con don Pierino Gelmini:
Non le sembra strano che un ebreo che in Cristo non crede – afferma Meluzzi –
crei una specie di sinedrio in cui si mette la chiesa di Cristo sotto processo?

No, non deve essere strano per quelli di Pontifex...

Maria Bacchi

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martedì 6 aprile 2010

Newsletter n.10/2010

«Siete neri, via dal locale», l’uscita finisce in tribunale (Il Brescia, 1/4): i ragazzi di cui abbiamo letto la scorsa settimana hanno deciso di sporgere denuncia per discriminazione su base etnica ed il titolare del locale in cui non sono potuti entrare, Paolo Battaglia, annuncia l’intenzione di presentare una querela per diffamazione. Il signor Battaglia dovrà spiegare perché il suo locale, Hotel Costez di Cazzago San Martino (BS), abbia allontanato i tre fratelli (italiani, ma con la pelle scura): la versione attuale è che il loro abbigliamento non era consono, ma l’avvocato dei giovani ha già risposto che neppure in quel caso i buttafuori avrebbero potuto allontanarli, perché si tratta di un locale pubblico e non di un club privato.

Le condizioni di alcune famiglie rom e sinte lombarde costrette ai margini delle città continuano a peggiorare, gli sgomberi non sono una soluzione, ma nessuno sembra rendersene conto: Sgombero di Triboniano. La Moioli: «Può slittare ma entro l’anno via tutti» (Giornale Milano, 4/4). L’Assessora milanese ai Servizi sociali Moioli aveva inviato un centinaio di lettere di “sfratto”, se si può parlare di sfratto quando si tratta di un campo, ma passato il primo d’aprile ritratta: voleva solo...sollecitare le famiglie. A far cosa? Ad andare dove? Don Massimo Mapelli, della Casa della Carità, dichiara la sua preoccupazione e si stupisce di come non si riesca a proporre alternative con tutti quei soldi a disposizione: 13 milioni di euro, di cui 4 per l’inserimento e 9 per gli sgomberi! Nella miseria, intanto, si consumano piccole grandi tragedie: Tre bimbi abbandonati nel campo rom (Il Giorno Milano, 2/4). Per quel che ne sappiamo i tre bimbi non erano affatto abbandonati, ma quando la polizia è arrivata per effettuare lo sgombero li ha portati via. I giornali non parlano dei genitori, del perché non fossero lì, dei parenti che avevano l’incarico a turno di occuparsi dei piccoli, di quali siano le regole di quella piccola comunità: diversa, lontana, ma fatta di affetti, legami, problemi, come tutte le altre. Forse è vero, forse no, nel caso dei rom e dei sinti, però, nessuno si pone domande...

Angelica Bertellini

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