martedì 29 marzo 2011

Newsletter n.8/2011


Da alcune settimane seguiamo la vicenda del nuovo regolamento per l’area di sosta di viale Learco Guerra, dove risiedono alcune famiglie mantovane e sinte. La stampa locale dettaglia i passaggi fino all’approvazione in Consiglio del documento definitivo, passando per le contestazioni dei diretti interessati e delle associazioni: Campo nomadi, passa il nuovo regolamento (Voce di Mantova, 26/3), Via Roma tende la mano ai nomadi (Gazzetta di Mantova, 25/3), Perché votare ciò che già esiste? Essendo i nomadi cittadini italiani hanno diritti e doveri come tutti (lettera dell’Associazione Sucar Drom, Voce di Mantova, 23/3), I Sinti occupano il Comune. Domani in 500 protesteranno contro il regolamento (Gazzetta di Mantova, 24/3), Nomadi. Dalla Lega un segnale al sindaco (Gazzetta di Mantova, 26/3). Insomma, si vedrà cosa accadrà al momento dell’applicazione del regolamento. Tutto qui? No, perché c’è più di una cosa che non torna. Prima di tutto l’oggetto del dibattito: io ancora non trovo normale che un gruppo di persone debbano venire "regolamentate" su base etnica. Non sarebbe più equo dire che c’è un certo numero di famiglie in stato di povertà che semplicemente avrà accesso ad un piano di aiuti (casa, lavoro, scuola...) come tutte le altre che ne hanno bisogno? Ancora mi indigno quando leggo che durante la seduta consigliare del 25 marzo il capogruppo leghista Luca De Marchi avrebbe detto: «I nomadi non sono cittadini mantovani normali, è gente che ha il vizietto di delinquere [...] non ci facciamo intimidire dalla minaccia di adunate di nani e ballerine» (Gazzetta, 26/3). [...]


Angelica Bertellini


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martedì 22 marzo 2011

Newsletter n.7/2011 - Il presente della memoria

La scorsa settimana abbiamo letto e segnalato delle modalità di attuazione del progetto di inserimento abitativo per le famiglie sinte mantovane che ancora risiedono nell’area di sosta.
In sostanza si tratta dell’approvazione del “nuovo regolamento” che, nell’ottica dell’attuale Amministrazione, dovrebbe col tempo portare alla chiusura del ‘campo’ stesso. La replica alla prima pagina del 15 marzo (Campo nomadi a tempo) arriva con: I nomadi replicano: campo aperto a tutti i sinti. “Via Roma non rispetta i patti” (Gazzetta di Mantova, 16/3) e Sinti e Rom scendono in piazza (Gazzetta di Mantova, 19/3).
Su questo numero della nostra newsletter iniziamo a dare spazio e voce a quella parte dei nostri concittadini che dovrà poi vivere alla luce di questo regolamento ad hoc. Della discussione che si è aperta tra gli interlocutori – Comune di Mantova e associazione Sucar Drom, da sempre soggetto della mediazione culturale e del protagonismo attivo delle donne e degli uomini sinti – leggiamo ancora in numerosi articoli, tra cui: Nomadi, in aula il regolamento (Gazzetta di Mantova, 17/3) e Integrare i nomadi? Basta mantovanizzarli! (Voce di Mantova, 17/3).
Su quest’ultimo mi preme fare alcune considerazioni. L’anonimo articolista così descrive il progetto sussunto al nuovo regolamento: “La giunta di centrodestra intende così dare forma alla tanto demagogizzata ‘integrazione’: mantovanizzando le minoranze. Che peraltro proprio minoranze non sono, a detta dell’assessore al welfare Arnaldo De Pietri: «Il campo nomadi ospita sinti e rom tutti assolutamente mantovani»”.
Esatto: tutte e tutti mantovani, l’assessore si è fermato qui (leggo il virgolettato). E’ il giornalista che non conosce la differenza. Esplicitiamola, dunque: nell’area di sosta di via Learco Guerra risiedono persone italiane, mantovane e appartenenti alla storica minoranza dei sinti, così come ci sono gli ebrei mantovani, i musulmani mantovani, ecc... Semplice.
Provano, e lo segnaliamo volentieri, a prendersi la parola sul primo quotidiano locale le famiglie: A mia madre ho dato una rassicurazione sbagliata (Lettera firmata, Gazzetta di Mantova, 19/3), Ma come fa il consigliere a sapere che siamo sporchi? (Yuri del Bar), Cantano Fratelli d’Italia poi danno il ‘giro di vite’ (Giacobbe); si aggiungono il segretario di Sucar Drom e alcuni privati: Quella è una discriminazione cara consigliera Graziano (Carlo Berini), Nomadi, cosa c’è che ci spaventa? E io adesso non mi sento tanto bene (di Anna Volpi, stessa data). [...]

Angelica Bertellini

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martedì 15 marzo 2011

Newsletter n.6/2011

Ci risiamo: inizia una campagna elettorale, perciò tutte e tutti pronti a rilevare l’ineluttabile standard che vede la gran parte del mondo politico, e quindi amministrativo, occuparsi delle cose più disparate, possibilmente scaricando i problemi sui più deboli. I giornali, dal canto loro, vivono il periodo più intenso, nel tentativo di riuscire a fare informazione, e soprattutto luce sui veri problemi del territorio, nonostante le pressioni e il prossimo clima di scontro e provocazione. Si tratta di elezioni amministrative, ma questo non diminuisce la pericolosità di alcuni soggetti politici alla ricerca del capro espiatorio, anzi: le votazioni che hanno diretto effetto sul locale sono molto sentite, perché i nostri primi interlocutori sono senz’altro le donne e gli uomini che rivestono l’incarico di Sindaci e di Presidenti delle Province, quindi la posta in gioco è alta e parimenti deve essere la nostra attenzione nell’assicurarci che la tensione non sia scaricata sulla testa delle minoranze (o delle maggioranze con minor voce). Il ruolo della stampa è fondamentale. Una cosa mi ha colpita scorrendo le decine di titoli arrivati alla mia scrivania: almeno due progetti di inserimento abitativo per le famiglie sinte e rom si sono trasformati in un’azione di ‘sicurezza’, in uno slogan che suona come quello di una campagna di disinfestazione. [...]

Angelica Bertellini

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giovedì 10 marzo 2011

14-21 marzo 2011, Articolo3 partecipa alla Settimana contro il Razzismo


"Articolo 3, Osservatorio sulle discriminazioni", la Provincia e il Comune di Mantova, con l'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, in occasione della Settimana contro il Razzismo del 14-21 marzo, organizzano una rassegna cinematografica:
- mercoledì 16 marzo, Soul kitchen, di F. Akin (2009)
- venerdì 18 marzo, Uomini di Dio, di X. Beauvois (2010)
- lunedì 21 marzo, L'ospite inatteso, di T. McCarthy (2008)
Le proiezioni - ad ingresso gratuito - si terranno presso il Cinema Mignon alle ore 18.00

mercoledì 9 marzo 2011

Newsletter n.5/2011 - Amiche di marzo: sono troppe le assenti

Olga, Tanja, Lamara e poi Elvira, Elzada, Ida, Zemina, Ajna, Lejla, Rada, Melita, Chaimaa, Eva sono donne, di età diverse, con le quali in questi anni ho condiviso i pensieri più complessi, i momenti più difficili, le scritture più ardue; oltre a speranze, lutti, allegrie, discorsi sull’amore. Con loro e con le mie amiche ‘storiche’, quelle che da anni e anni fanno luce nella mia vita. Nessuna delle donne delle quali ho fatto il nome – tranne Eva, che è sinta – è nata in Italia; ci sono arrivate trascinate dalle guerre, dai flussi migratori, dalle difficili disgregazioni degli stati multinazionali nati e morti nel Novecento. Sono entrate nella mia vita e restano a farne parte, per fortuna. Donne provenienti da altri luoghi del mondo sono, a vario titolo, nella vita di molte di noi; con loro viviamo, pensiamo, studiamo; spesso ci aiutiamo a invecchiare, a crescere figli, a morire. Ma, tranne rari casi, non sono con noi nei momenti della partecipazione alla vita politica, dell’ ‘occupazione’ della scena pubblica. Nemmeno l’8 marzo, almeno a Mantova. E, come a Mantova, nella maggior parte delle città italiane. E questo da tempo mi mette profondamente a disagio perché non è imputabile a nessun ‘potere maschile’; dipende solo ed esclusivamente da noi, da un vuoto nella percezione di quel soggetto politico complesso che siamo oggi noi donne. Come gli uomini, tranne poche eccezioni, ci siamo abituate a pensare all’interno di un universo culturale e linguistico autoreferenziale, quello della cultura maggioritaria. Uno sguardo più attento alla ‘storia di genere’ ci aiuterebbe ad allargare i nostri orizzonti. Per una volta è una voce maschile, quella di un grande storico – americanista e studioso delle fonti orali – come Alessandro Portelli ad aprire il mio sguardo e a dare conforto al disagio mio e di altre, credo; a commuovermi. Riportiamo su questa Newsletter di Articolo3 il suo scritto, 8 marzo, i nomi della scintilla (il Manifesto, 8 marzo 2011, qui sotto pubblicato integralmente grazie alla redazione del giornale). Che cerca, risalendo ai nomi, le provenienze delle 145 operaie morte nell’incendio della Triangle Shirtwaist Factory di New York, nel marzo del 1911. Immigrate, donne, operaie: "tre volte senza diritti". E, per di più, spesso minorenni. Molte erano italiane, alcune ispaniche. A colpirmi è anche il fatto che ben 102 erano ebree, proletarie provenienti dagli shtetl dell’Europa orientale: spesso in fuga, oltre che dalla povertà, dall’antisemitismo. La storia dell’8 marzo dovrebbe costringerci a un pensiero plurale che infranga pregiudizi di ogni tipo; dovrebbe indurci a promuovere pratiche di ascolto reciproco per costruire insieme una nostra forza che nessuno possa usare per scopi minori. Se nelle ‘nostre’ iniziative non coinvolgiamo le cittadine migranti, le concittadine sinte e rom, le rifugiate, quelle che appartengono alle minoranze religiose e, in generale, tutte quelle che fanno parte di qualche minoranza discriminata, se non sappiamo dare voce a una molteplicità di racconti diversi – sul lavoro, sull’amore, sulla nascita, sull’infanzia, sulla malattia, sulla nostalgia – , se non riusciamo a fare questo allora qualcosa non va nel nostro modo di prendere parola e di porgere ascolto. Cioè nel nostro senso politico della vita.

Maria Bacchi

Con piacere segnaliamo che a Brescia, a Varese e a Milano, per portare alcuni esempi, ci sono gruppi di donne che hanno cominciato a ragionare nella prospettiva di incontro con le donne migranti. MB

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martedì 1 marzo 2011

Newsletter n.4/2011

La notizia mantovana che questa settimana maggiormente colpisce l’attenzione è Immigrati? Sospeso il maxi risarcimento (Gazzetta di Mantova, 24/2). Una famiglia ha vinto un grado di giudizio per lesioni gravi al figlio (un errore al momento del parto cesareo ha compromesso per sempre le principali funzioni vitali), ma non può ricevere tutto il risarcimento. Le ragioni addotte: non sono ancora cittadini italiani, quindi potrebbero tornare in Marocco e, qualora l’ultimo grado desse loro torto, sarebbe difficile ottenere il rimborso. La domanda a cui al momento non so rispondere è: nel caso fossero italiani, quale garanzia potrebbero offrire di restituzione? In caso fossero più o meno le stesse (e basta vedere la casistica), allora si tratterebbe di discriminazione. Poi ci sono due lettere, che vi proponiamo di leggere: Emigrazione. Pensiamo agli altri…se avanza qualcosa (di Luca De Marchi, Gazzetta di Mantova, 27/2) e I diritti dei figli vanno sempre rispettati (dell’avvocata Loredana Ganzerla, Voce di Mantova, 27/2). La prima riprende una tesi già proposta dallo stesso autore, ossia che provvedere ai bisogni primari dell’essere umano non può basarsi sul principio di uguaglianza: gli aiuti per il diritto all’alloggio, alla salute e alla scuola non possono essere riconosciuti a chi non abbia determinate caratteristiche (non specificate dal consigliere: cittadinanza, residenza...?), perché i soldi sono pochi, quindi deve intervenire un criterio di priorità. In linea di principio è vero: se c’è poco occorre individuare le emergenze. E’ sul concetto di emergenze, di priorità che il resto dell’umanità non è d’accordo: siamo o non siamo tutti e tutti uguali di fronte al nucleo minimo del concetto di "essere umano"? La seconda lettera emette un giudizio forte e di condanna per i genitori dei quattro bambini morti pochi giorni fa a Roma, in sostanza la colpa sarebbe dei genitori. Non abbiamo, dall’autrice, possibilità di sapere se ella sia a conoscenza dei fatti, ci pare nettamente di no, eppure, sulla base del pregiudizio, accusa due persone del gesto più terribile.