mercoledì 4 maggio 2011

Newsletter n.13/2011

“Milano è un caso europeo. Ad Amburgo per 30mila musulmani ci sono 30 moschee”. “Milano ha circa 120mila musulmani che non hanno la possibilità di avere un luogo di culto ufficiale”. La denuncia è di due rappresentanti della comunità musulmana di Milano, Abdel Hamid Shaari, direttore del centro islamico di viale Jenner e Asfa Mahmoud, giordano, presidente della Casa della cultura islamica: Islamici, a Milano già otto mini-moschee (Corriere Milano, 28/4). Le mini-moschee di cui parla l'articolo in realtà non sono altro che semplici centri culturali islamici. Come mai in una metropoli come Milano non ci sono moschee, fatto che ci sembra molto grave? Uno sguardo ai titoli dei giornali di questa settimana forse ci chiarirà le idee: “Suzzara, via il centro islamico” A chiederlo è la Lega: non ha i requisiti per essere ritenuta associazione di volontariato (Voce di Mantova, 3/5). “Altro che una nuova moschea. Niente spazi al terrorismo” (Libero Milano, 28/4). Così l'europarlamentare Magdi Cristiano Allam su Libero. Allam si dice “strabiliato dalla richiesta degli islamici, della Curia e di Pisapia per una grande moschea”. Nei manifesti elettorali di Allam d'altra parte si legge: “mai più una piazza del Duomo occupata dagli islamici che pregano”: Magdi C. Allam urla “Mai più...” per convincere i milanesi (Giornale Milano, 28/4). Le moschee no, i centri culturali no, le piazze no. A questo punto mi sorge una domanda: secondo Magdi C. Allam e gli altri rappresentanti delle istituzioni che la pensano come lui, dove dovrebbero andare le persone di fede islamica per riunirsi e pregare?


Nella Newsletter n.10 avevamo pubblicato la notizia di una circolare del Viminale che vietava l'ingresso dei consiglieri regionali nel CIE di Via Corelli, domandandoci il perché di tale decisione. Purtroppo è del 3 maggio la notizia di una grave protesta degli immigrati trattenuti nel centro: Rivolta nel centro immigrati: materassi a fuoco, sette arresti (Giorno Milano, 3/5). Alcuni immigrati avrebbero divelto i montanti delle finestre e avrebbero iniziato a procurarsi ferite da taglio, secondo quanto riportato dalla Questura. Durante la protesta, la consigliera lombarda di Sinistra Ecologia e Libertà, Chiara Cremonesi, che si trovava in visita con tre esponenti dell'Arci, ha denunciato di essere stata cacciata a forza dalla polizia. “Sia per quanto riguarda gli aspetti gestionali che le modalità di trattamento, nel Cie di via Corelli si calpesta quotidianamente la dignità delle persone che lì si trovano rinchiuse in condizioni sicuramente peggiori di un carcere. Credo che tutto ciò sia inaccettabile, anche alla luce della recente sentenza dell’Ue che ha definito il reato di clandestinità introdotto da Lega e Pdl contrario alle direttive europee in materia”, ha dichiarato nel suo blog.


Infatti, mentre in Italia continuano ad accadere fatti come questo, La Corte europea boccia il reato di clandestinità (Brescia Oggi, 29/4). La Corte di giustizia Ue del Lussemburgo boccia la norma italiana sul reato di clandestinità che prevede la reclusione da uno a quattro anni. “Non è infatti possibile – spiega l'avvocato Madella – prevedere in conseguenza di un reato amministrativo quale l'immigrazione irregolare una condanna, con reclusione, che sia peggiorativa di quanto previsto dalla disciplina europea”: La Bossi-Fini è sorpassata (Voce di Mantova, 30/4). Non la pensa così il Ministro degli Interni Roberto Maroni che, fra l'altro, intende 'superare' anche la decisione della Corte Costituzionale, che ha dichiarato illegittimo il potere illimitato dei sindaci di emettere ordinanze. “Ripristineremo l'espulsione diretta dei clandestini. La sentenza della Corte di giustizia europea ha creato un po' di confusione, rendendo di fatto impossibile l'espulsione diretta di chi non ha i documenti in regola [...]”: Ordinanze dei sindaci e clandestini. Il Viminale si ribella alla doppia censura (Giorno Milano, 3/5). Se Maroni ritiene che la Corte di giustizia europea “abbia creato un po' di confusione”, d'altra parte sta anche pensando al superamento della decisione della Corte Costituzionale: “Il potere di ordinanza è stato utilizzato da tutti i sindaci, di destra e di sinistra, adesso dobbiamo ridare loro questo potere e anche andare oltre [...]”: Maroni, vertice sulla sicurezza (Padania, 28/4).


Intanto a Calcinato (Brescia) é stata annullata un'ordinanza che richiedeva ai cittadini stranieri requisiti aggiuntivi (reddito minimo e idoneità alloggiativa) rispetto a quelli richiesti ai cittadini italiani per poter ottenere la residenza, a seguito di un ricorso presentato dalla Fondazione Piccini per i diritti dell'uomo e da ASGI: Stranieri discriminati: ordinanza annullata (Brescia Oggi, 28/4).


Il 30 aprile 2011 il campo rom di Triboniano è stato definitivamente smantellato, anche le ultime 10 famiglie rimaste se ne sono dovute andare: Il Comune svuota il Triboniano via le famiglie, 10 senza alloggio (Repubblica Milano, 30/4). Il Ministro dell'Interno e la Sindaca di Milano esultano e, in una conferenza stampa tenuta per l'occasione, ritornano a parlare di un “modello Milano”, “Modello Milano per i rom” (Corriere Milano, 3/5). Don Virginio Colmegna, della Casa della Carità, parla di vittoria della mediazione sociale, e denuncia l'uso della vicenda per fini elettorali Colmegna: rom, è ora di riflettere (Avvenire Milano,1/3) e Don Colmegna: un'operazione spudoratamente elettorale (Corriere Milano, 3/5). Che dietro la chiusura di Triboniano ci sia una strategia elettorale precisa ce lo rivela anche quest'articolo: Fuori onda di Salvini: “In via Idro i rom restano”. Il leghista ripreso da un ex militante confida: “Se so che lì in ogni caso rimangono, non vado a fare campagna elettorale” (CronacaQui, 4/5). Mentre tutti con sfumature diverse e per differenti motivi nient'affatto solidaristici festeggiano la chiusura di Triboniano, noi di Articolo 3 siamo molto preoccupati delle conseguenze reali che questa vicenda avrà sulle vite delle persone rom. In particolare ci riferiamo alle famiglie rom di Triboniano a cui è stato assegnato un alloggio Aler e che trovano ad attenderli cittadini 'furiosi' organizzati in comitati e spesso aizzati da mass media e forze politiche, il cui modello di convivenza 'civile' emerge drammaticamente in questi articoli: Nomadi nelle case Aler, l'ira degli inquilini (Giorno Milano, 3/5) e E i rom entrano nelle case. Inquilini subito in rivolta (CronacaQui, 3/5) Alcuni inquilini hanno appeso in uno dei condomini Aler volantini che così recitano: “Hanno fatto entrare nelle case a loro assegnate i rom di Triboniano. Lo hanno fatto stanotte di nascosto, trattandoli come ladri. Per lamentele chiamare Salvini, Moratti, Moioli e Maroni”. “I nomadi come vicini non li vuole nessuno”. Al Giambellino monta la protesta dopo l'arrivo dei rom di Triboniano (Dnews Milano, 4/5). In quest'articolo la presidente di un'associazione di inquilini Aler afferma: “Se ce l'impongono saremo costretti a reagire. Altrimenti finirà che avremo le roulotte sotto casa e per difenderci dovremo tirare fuori i coltelli”. Siamo di fronte a segnali di malessere gravi che possono preludere ad eventi drammatici. Dove sono ora i rappresentanti delle istituzioni di destra e di sinistra? Nei palazzi a festeggiare la chiusura del campo? Dove erano prima, quando soffiavano sul fuoco del disprezzo verso le persone di etnia rom, assecondando le peggiori paure e pregiudizi di gruppi sempre più numerosi di cittadini? Sapranno ora governare una convivenza che in passato non solo non hanno preparato (con politiche abitative e culturali adeguate comprendenti il dialogo e la partecipazione ai processi decisionali delle comunità rom), ma che hanno anzi osteggiato con le politiche dei grandi campi ghetto e successivamente con le politiche degli sgomberi forzati?


Infine, vista la situazione estremamente delicata che abbiamo descritto, ci appelliamo alla responsabilità degli organi di stampa, affinché promuovano la convivenza pacifica fra le persone e non articoli o lettere, come questa pubblicata su CronacaQui, nella quale rom e sinti vengono chiamati così: “questi barbari schifosi e puzzolenti che hanno di gran lunga superato persino quei vigliacchi di lanzichenecchi di infausta memoria”: Basta con gli zingari (CronacaQui, 30/4). Inqualificabile!



Elena Cesari