martedì 9 marzo 2010

Newsletter n.6/2010 - Giovani voci

Compiere 18 anni vuol dire, innanzitutto, prendersi la responsabilità di tutto ciò che si fa, essere responsabili di se stessi, essere in grado di prendere delle decisioni, di fare delle scelte e, nel caso di scelte sbagliate, pagare le conseguenze.
Nel caso di un ragazzo italiano, compiere 18 anni in genere vuol dire avere la macchina, la casa, passare il sabato sera in discoteca a ballare con gli amici, a divertirsi, a non pensare ai problemi; vuol dire essere spensierato, tanto c’è qualcun altro che pensa per lui, cioè i genitori.
Mentre per un ragazzo extracomunitario, avere 18 anni, in generale vuol dire arrangiarsi da solo o con l’aiuto di qualche buonanima; vuol dire prima di tutto, trovarsi un lavoro perché al momento in cui lo straniero maggiorenne si presenta in Questura per il rinnovo del Permesso di Soggiorno, gli viene richiesta la disponibilità di un reddito annuo minimo pari ad una somma di € 5.317,65. Tale somma gli deve consentire non solo di avere il permesso di soggiorno, ma anche di renderlo autosufficiente: con quella somma dovrà pagarsi l’affitto della casa, la luce, l’acqua, gas ecc., cosa che ai ragazzi italiani non passa neanche per l’anticamera del cervello. Se ti capita di fare un discorso di questo genere tra ragazzi italiani e ragazzi extracomunitari, se dici tutto questo, è molto probabile che ti capiti di sentir dire da qualche italiano: eh, ma siete voi che avete scelto di venire in Italia, nessuno vi ha invitati!
Ho sempre detto che i ragazzi italiani crescono “con tutto pronto, non gli manca mai niente”, per carità, non ho nulla in contrario, ma penso che sia giusto che per tutte le cose che il figlio riceve, in cambio debba dare al genitore qualcosa, per esempio un bel voto a scuola. In questo modo lo scambio di dare e ricevere ha un significato.
Ora pensiamoci un attimo. Con questa grande crisi economica globale, e con tutti i disoccupati che ci sono e che purtroppo tendono ad aumentare sempre di più, la probabilità di trovare un lavoro è molto rara e per legge lo straniero maggiorenne, se vuole avere il permesso di soggiorno, deve avere un lavoro, altrimenti viene rimpatriato nel suo paese d’origine. Secondo voi è giusto che si venga rimpatriati solo perché non si ha un lavoro invece di essere aiutati come succede in alcuni Paesi del nord Europa?
Una cosa che non mi è mai piaciuta e che non mi piacerà mai dell’Italia è la burocrazia.
Secondo i dati IARD, la maggior parte dei ragazzi italiani vive tutto questo a spese dei genitori, non solo per i primi anni di maggiore età ma bensì oltre i trent’anni. Ci sono trentenni che continuano ad abitare con mamma e papà: molti devono ancora terminare gli studi universitari o stanno cercando un lavoro, ma anche quando sono in grado di mantenersi da soli, capita che da casa non se ne vadano.

Abdul Rostami

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