giovedì 9 dicembre 2010

Newsletter n.43/2010 - Ancora antisemitismo e omofobia: non sottovalutiamo

Il caso delle presunte esternazioni antisemite ed omofobe che un supplente di religione avrebbe pronunciato nel corso di una sua lezione nel Liceo Cairoli di Varese non presenta caratteristiche particolari rispetto ai numerosi già verificatisi nel firmamento scolastico. Così come la sua “assoluzione”, arrivata dopo un'indagine interna allo stesso istituto, che ha giudicato tali frasi dei semplici fraintendimenti, sigillando così la scontata conclusione della vicenda. La stampa locale ha infatti relegato la notizia a pagine interne, senza darvi particolar rilevo e senza alcun commento, con il consistente rischio che tali eventi cadano nella indifferenza generale: Frasi contro gli ebrei, prof sotto inchiesta al Classico (Prealpina, 12/11), Frasi antisemite al Classico: assolto il Prof (Prealpina, 19/11) [Tutti i titoli sono disponibili nella rassegna allegata e on line, ndr].
Al formale biasimo per lo specifico caso preferisco proporre elementi di riflessione iniziando dalla impropria procedura con la quale gli organi dirigenti degli istituti scolastici si arrogano il ruolo di inquirenti e giudicanti di palesi violazioni dell'articolo 3 della nostra Costituzione e della Legge Mancino.
Vorrei sottolineare in primo luogo che gli elementi necessari ad un sereno giudizio – per i rapporti degli insegnanti con i propri colleghi, per lo stato di sudditanza degli studenti nei confronti dei propri docenti e per il comprensibile interesse della scuola di comprimere il caso al proprio interno – non consentono di evidenziare la situazione nella sua reale dimensione.
Secondariamente i rapporti fra il dirigente di istituto e gli insegnanti di religione non sono diretti in quanto questi ultimi sono nominati dalle Curie e non dai Provveditorati,come avviene per gli altri docenti. Da ciò consegue che l’IRC, insegnamento della religione cattolica, viene affidato inevitabilmente ad insegnanti di diretta nomina ed esterni. In questo modo si esclude la possibilità di attivare la materia di Storia delle religioni, interna a paritaria nel sistema scolastico, che potrebbe attribuire pari opportunità di accesso all’insegnamento a rabbini, pastori valdesi (o protestanti) e imam. Questo stato di cose è in evidente contraddizione con il principio di laicità dello Stato e delle sue istituzioni, sancito dalla Costituzione.

Fabio Norsa

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