martedì 19 ottobre 2010

Newsletter n.36/2010 - Cronache da Adro: sei persone senza autore

Jafrani, Hutaf, Maghri, donne magrebine, Sofia pakistana, Awa e Omar, entrambi senegalesi: sei persone fiere e coraggiose che hanno molto in comune tra di loro. Soprattutto molte sfortune: quelle di essere poveri, di avere dovuto lasciare, spesso fuggendo, il proprio paese e di avere comunque messo al mondo almeno tre figli. Ma, principalmente, la sventura maggiore sembra essere quella di abitare ad Adro, Franciacorta, provincia di Brescia. Un luogo dal punto di vista urbanistico e naturale molto bello, sito nel cuore di una delle zone più ricche e produttive, in senso agricolo e industriale, del mondo. Quella bagnata dai fiumi lombardi, a cavallo tra le terre bresciane e quelle bergamasche.
Una delle zone, però, dove la povertà e l’indigenza sono considerate di per sé una colpa grave, una inadeguatezza da nascondere. Più che per vergogna, proprio per senso di pulizia. E quindi, quando queste caratteristiche negative sono non autoctone e non celabili sotto il tappeto di casa, quando sono proprie cioè di abitanti nuovi, deboli di diritti e che vengono da lontano, sono viste come problemi gravi, gravissimi, al limite del debordare nei problemi di sicurezza.
La giunta comunale di questo paese, però, pare stia sperimentando un sistema nuovo, diverso, che trasforma, attraverso una non nascosta ‘inospitalità’, il fenomeno dell’indigenza immigratoria in una macchia tutto sommato lavabile. Essa, forte di un appoggio popolare molto consistente e in costante aumento, ha infatti deciso, in modo trasparente e deliberato, di rendere praticamente impossibile la vita a questi ‘ospiti’ molto poco desiderati.
Ogni Comune, si sa, è dotato di un servizio di assistenza sociale che ha, ovviamente, il compito di
occuparsi di situazioni, singole o famigliari, di disagio dei residenti: vuoi per motivi economici, vuoi per motivi di salute, per anzianità o per troppa esposizione. Adro ha già tentato una volta di escludere da questi molto relativi, ma comunque concreti, benefici (come il contributo economico per l’affitto) i residenti ‘non provenienti dalla comunità europea’, con l’evidente già citato tentativo di rendere il proprio territorio comunale poco attraente nei confronti degli extracomunitari. Ma era stato stoppato da un esposto della locale CGIL che ha, nel giugno di quest’anno, convinto il giudice ad obbligare il sindaco Lancini a togliere dal bando le clausole discriminatorie e a procrastinare i termini dello stesso.
Ora, la storia si ripete in modo ancora più eclatante e odioso: un gruppo di sei Comuni della zona, il più grosso dei quali è Palazzolo sull’Oglio e di cui fa parte anche Adro – tutti retti tra l’altro da giunte che comprendono la Lega – ha ricevuto dalla Regione una somma da trasformare in voucher a favore di famiglie indigenti e con almeno tre figli a carico. Basso reddito e stato di famiglia ricco: non è necessario avere studiato sociologia per poter individuare soprattutto nei nuclei extracomunitari i destinatari dell’iniziativa. Cosa fa il Comune in questione, a differenza degli altri cinque? Non aderisce, adducendo come motivazione il fatto di non avere più fondi per integrare, come da prassi, quelli regionali. Ragione che non può che apparire pretestuosa oltre che in contraddizione con altre, onerose, iniziative municipali. Ma tant’è. Il Sindaco, in questo caso, non deve neppure ricorrere a ragioni risibili come quelle legate alla presunta tradizione locale dei simboli ‘leghisti’ usati con ossessiva profusione nell’ormai famoso complesso scolastico: egli sa di avere la stragrande maggioranza della popolazione di Adro, Franciacorta, d’accordo con lui. Sembra di sentire, perfino, le sue parole con l’inconfondibile cadenza alla Castelli o alla Calderoli: “Noi non abbiamo soldi per questa gente. E se non gli sta bene stare qui, vadano pure da un’altra parte: a Capriolo o a Erbusco, per esempio, dove hanno evidentemente soldi da dargli. Noi, di certo, se vogliono andare non li rincorreremo”.
Mercoledì scorso, sei persone fiere e coraggiose, cinque madri e un padre, sei personaggi senza autore, hanno comunque presentato regolare domanda in comune ad Adro per ottenere quel misero aiuto, quella dignitosa banconota povera di potere d’acquisto, ma ricca di diritto. L’hanno presentata a vuoto, non essendoci in municipio il bando e nemmeno i modelli relativi; l’hanno presentata a perdere, in questo paese pilota per ‘essere padroni in casa nostra’, in questo luogo ricco e pulito, cattolico al punto da cementare i crocifissi alle pareti delle aule scolastiche, tradizionale al punto da mettere la carne di maiale, sempre!, nella mensa dei bambini. Tanto per vedere l’effetto che fa….
L’impressione è insomma che dietro l’abbaglio del sole delle alpi si consumino tante normali ingiustizie e discriminazioni, mute e quotidiane.

Giuseppe Raspanti

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