martedì 11 maggio 2010

Newsletter n.15/2010

Ritorna consistente il flusso di notizie sulla condizione delle persone rom e sinte a Milano. Come sempre se ne parla quasi esclusivamente come di un “problema” e gli sgomberi, oggetto primario dell’informazione, e i ‘campi’ super sorvegliati vengono visti come l’unica pratica possibile per quello che sembra ormai essere il sogno dell’Amministrazione locale: liberarsene o gestirli come numeri. «Via Idro, campo nomadi modello» (Giorno Milano, 8/5) è un esempio di notizia interpretata come positiva: recinzioni, videocamere, tesserini, accesso solo per gli incensurati. Soddisfatto l’europarlamentare leghista Salvini: «Entro l’anno faremo chiudere altri campi così da dare il segnale che qui non sono i benvenuti. Per ora verrà messa una recinzione e verranno fatti dei controlli su chi entra ed esce». Un programma disumano che neppure tenta di nascondere il suo scopo: allontanare esseri umani. Leggiamo la risposta di Don Colmegna: progetto condiviso sui rom o nessuna collaborazione al piano Maroni (Corriere della sera Milano, 9/5). Il rappresentante della Casa della carità definisce intollerabili le modalità volute da Salvini, ricordando che l’unico modo giusto è quello del confronto e a partire dai soggetti interessati, in questo caso le persone rom e sinte costrette nei campi, che di certo non sono felici di vivere in quelle condizioni. La politica degli sgomberi viene denunciata all’Università Bicocca di Milano, con un’iniziativa di Raffaele Mantegazza, docente di pedagogia interculturale: L’accampamento rom all’università (Repubblica Milano, 7/5), una mostra provocatoria con foto, video e una baracca ricostruita. Commenta l’idea un editoriale di Libero da cui si evince che l’autore, Matteo Legnani, scrive della mostra prima di averla vista: Capanna dello zio Rom. L’ultima follia del politically correct (Libero Milano, 8/5). Intriso di pregiudizi il pezzo Altri 20 rom “furbetti” via da Triboniano (Libero Milano, 7/5), che auspica la privazione dei diritti l’applicazione del concetto di responsabilità collettiva: se un rom delinque perde il diritto all’alloggio, e la sua famiglia con lui. In
Il Comune li mantiene. I rom si comprano casa (Libero Milano, 5/5) troviamo un latro esempio di diffusione di stereotipi, pregiudizi e discriminazione, ma apprendiamo anche un dato: 6 milioni di euro all’anno spesi dal Comune di Milano per i campi! Una cifra che si sarebbe potuta investire in ottime politiche abitative...

Angelica Bertellini

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