Un pacco di libri (involucro blu, fiocco bianco), una lunga chiacchierata e una stretta di mano. Così se l’è cavata Luca I., 19 anni, autore di una “bravata” che poteva avere delle conseguenze molto più serie di quelle che il giovane avrebbe mai potuto immaginare, quando nella primavera scorsa aveva urlato “ebrei di m…” all’indirizzo di alcuni passanti che, kippot in testa, si dirigevano verso la propria sinagoga. Scattata la denuncia grazie al numero di targa, Luca si è trovato coinvolto in un procedimento penale. Così ha presentato in Procura una lettera di scuse indirizzata alla Comunità ebraica, in cui ha raccontato il suo pentimento e la sua vergogna per un gesto stupido e superficiale. Scuse accettate dal presidente della Comunità Roberto Jarach, ma a una condizione.
Non il risarcimento in denaro previsto in casi analoghi, ma la ricerca della conoscenza, principio cardine dell’ebraismo. Dunque chiuso il procedimento penale senza conseguenze, Luca si è recato in Comunità insieme al suo avvocato Giambattista Colombo, e ha ascoltato con attenzione le parole di Jarach, per cominciare ad apprendere quello che prima ignorava sul popolo ebraico e
sull’antisemitismo. “Devi capire che noi siamo costretti a fronteggiare molti episodi di antisemitismo, non solo casi isolati purtroppo, ma anche iniziative organizzate – ha spiegato il presidente –. Non è una questione di ipersensibilità, il popolo ebraico nella storia ha trovato troppe volte porte chiuse e stereotipi insormontabili sulla strada della propria aspirazione all’uguaglianza. Siamo persone assolutamente normali, e ognuno di noi ha pregi e difetti propri. Perché nel momento stesso in cui identifichi un gruppo attribuendogli delle caratteristiche unitarie, allora formuli un pensiero razzista”.
“Sono davvero dispiaciuto di quello che ho fatto, e più di tutto mi vergogno per la mia ignoranza” ha ribadito il diciannovenne. Proprio all’ignoranza, sulla scia della grande importanza data alla cultura nella tradizione ebraica, il presidente Jarach tiene a dare rimedio. “Una cosa ti auguro ora che questa vicenda si conclude: che tu possa diventare uno studioso, non solo di ebraismo e antisemitismo, ma dei problemi delle minoranze e del razzismo in generale, perché è ciò di cui il nostro paese più ha bisogno”. E sicuramente un buon punto di partenza sarà quel pacco blu che dalla scrivania è passato nelle mani di Luca. Quattro volumi appositamente selezionati per lui: L’ebraismo spiegato ai miei amici di Philippe Haddad, Ebrei in Italia 1870 -1938 di Maurizio Molinari, Ebrei in Italia tra persecuzione fascista e reintegrazione post bellica di Ilaria Pavan e Guri Schwarz, tutti pubblicati dalla Giuntina, e Breve storia degli ebrei e dell’antisemitismo di Eugenio Saracini, edito da Mondadori. La scelta di rispondere con quattro libri al più ripetuto ritornello antisemita si inquadra nel dibattito che si è sviluppato sulla stampa ebraica e nazionale a proposito dell’opportunità di introdurre una legge che punisca penalmente il negazionismo. Ipotesi commentata dal presidente della Comunità di Milano a margine dell’incontro con Luca. “Non penso che lo strumento migliore per combattere il negazionismo possa essere l’intervento legislativo. Secondo la mia visione delle cose, una legge del genere non farebbe che fornire pretesti per contro-attacchi in nome di una pretesa libertà di espressione – ha spiegato Jarach –. Il mio auspicio è invece che le istituzioni si impegnino per arginare le situazioni patologiche prima ancora che si verifichino in concreto. Su questo non dobbiamo transigere. Le università, gli enti pubblici non possono accettare di patrocinare gente come Moffa. Penso che il nostro paese e la nostra società siano assolutamente in grado di sviluppare questi anticorpi senza ricorrere a una legge”.
Rossella Tercatin
L’Unione informa del 22 ottobre 2010
Leggi la Newsletter n.37/2010
Non il risarcimento in denaro previsto in casi analoghi, ma la ricerca della conoscenza, principio cardine dell’ebraismo. Dunque chiuso il procedimento penale senza conseguenze, Luca si è recato in Comunità insieme al suo avvocato Giambattista Colombo, e ha ascoltato con attenzione le parole di Jarach, per cominciare ad apprendere quello che prima ignorava sul popolo ebraico e
sull’antisemitismo. “Devi capire che noi siamo costretti a fronteggiare molti episodi di antisemitismo, non solo casi isolati purtroppo, ma anche iniziative organizzate – ha spiegato il presidente –. Non è una questione di ipersensibilità, il popolo ebraico nella storia ha trovato troppe volte porte chiuse e stereotipi insormontabili sulla strada della propria aspirazione all’uguaglianza. Siamo persone assolutamente normali, e ognuno di noi ha pregi e difetti propri. Perché nel momento stesso in cui identifichi un gruppo attribuendogli delle caratteristiche unitarie, allora formuli un pensiero razzista”.
“Sono davvero dispiaciuto di quello che ho fatto, e più di tutto mi vergogno per la mia ignoranza” ha ribadito il diciannovenne. Proprio all’ignoranza, sulla scia della grande importanza data alla cultura nella tradizione ebraica, il presidente Jarach tiene a dare rimedio. “Una cosa ti auguro ora che questa vicenda si conclude: che tu possa diventare uno studioso, non solo di ebraismo e antisemitismo, ma dei problemi delle minoranze e del razzismo in generale, perché è ciò di cui il nostro paese più ha bisogno”. E sicuramente un buon punto di partenza sarà quel pacco blu che dalla scrivania è passato nelle mani di Luca. Quattro volumi appositamente selezionati per lui: L’ebraismo spiegato ai miei amici di Philippe Haddad, Ebrei in Italia 1870 -1938 di Maurizio Molinari, Ebrei in Italia tra persecuzione fascista e reintegrazione post bellica di Ilaria Pavan e Guri Schwarz, tutti pubblicati dalla Giuntina, e Breve storia degli ebrei e dell’antisemitismo di Eugenio Saracini, edito da Mondadori. La scelta di rispondere con quattro libri al più ripetuto ritornello antisemita si inquadra nel dibattito che si è sviluppato sulla stampa ebraica e nazionale a proposito dell’opportunità di introdurre una legge che punisca penalmente il negazionismo. Ipotesi commentata dal presidente della Comunità di Milano a margine dell’incontro con Luca. “Non penso che lo strumento migliore per combattere il negazionismo possa essere l’intervento legislativo. Secondo la mia visione delle cose, una legge del genere non farebbe che fornire pretesti per contro-attacchi in nome di una pretesa libertà di espressione – ha spiegato Jarach –. Il mio auspicio è invece che le istituzioni si impegnino per arginare le situazioni patologiche prima ancora che si verifichino in concreto. Su questo non dobbiamo transigere. Le università, gli enti pubblici non possono accettare di patrocinare gente come Moffa. Penso che il nostro paese e la nostra società siano assolutamente in grado di sviluppare questi anticorpi senza ricorrere a una legge”.
Rossella Tercatin
L’Unione informa del 22 ottobre 2010
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